La telepresenza
Dalla chat alla teleconferenza alla telepresenza, l’Internet rivoluziona il nostro modo di interagire, collaborare e giocare
All'inizio era la chat: un gruppo di persone che pigiavano tasti, ciascuno a casa sua, e tutti leggevano i contributi di tutti gli altri grazie all'Internet. Il programma era molto semplice e per farlo funzionare bene bastava un comune modem. Poi è venuta la chat in voce — è solo questione di possedere una connessione più veloce alla grande rete e improvvisamente, al posto del testo, si può far viaggiare una conversazione. Le compagnie telefoniche hanno digrignato i denti e, quando potevano, cercato di mettere i bastoni tra le ruote - in Cina, per esempio, sono state alterate le configurazioni dell'Internet per bloccare il più popolare dei sistemi di chiamata in voce, Skype. Aggiungete una videocamera da pochi soldi al vostro PC e all'improvviso il videotelefono, dopo cinquant'anni di fugaci apparizioni in molti i libri di fantascienza che si rispettano e nella totalità di quelli che non si rispettano diventa realtà. La qualità offerta dai primi programmi dedicati nel campo, come il pioniere CUSeeMe otto anni fa, era davvero scadente. Anche oggi, le videochiamate rese disponibili dai telefoni cellulari di terza generazione lasciano molto a desiderare. Nulla che l'uso di tecnologia moderne non possa risolvere, però. Se il vostro PC possiede un connettore di tipo IEEE-1394, allora potete collegarci la videocamera digitale che avete acquistato per girare i video delle vacanze: la qualità con cui vi vedranno anche all'altro capo del globo non ha nulla da invidiare a quella di una comune trasmissione televisiva (il connettore IEEE-1394 a volte viene chiamato con altri nomi, come i.Link oppure
FireWire, ma è sempre lo stesso).
Un'altra faccia delle medesima medaglia è la collaborazione a un singolo progetto di più persone molto distanti tra di loro — sempre via Internet. Anche in questo caso si è cominciato con semplici soluzioni basate sul puro testo (i wiki): ne esistono di mille tipi, dalla piccola comunità di appassionati che
discutono Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, sino all'enciclopedia libera, la
Wikipedia, opera collegiale di oltre trentamila persone. Nell'enciclopedia libera quando un collaboratore sta editando un articolo a tutti gli altri viene impedito di metterci simultaneamente mano, ma altri programmi specializzati permettono addirittura il lavoro in contemporaneo: è il caso per esempio di
SubEthaEdit, molto apprezzato da programmatori, autori di pagine web e altri autori di testi in collaborazione. E, naturalmente, nel campo dei videogiochi da due anni a questa parte sembra che tutti vadano matti per muovere un personaggio in un mondo immaginario e collaborativo: di
World of Warcraft si sono vendute oltre 240.000 copie solo nel primo giorno di disponibilità, a fine 2004. Oggi sono oltre cinque milioni le persone che si cimentano in quel mondo fantastico e virtuale, nonostante il fatto che i requisiti siano un computer piuttosto aggiornato, l'acquisto di una confezione del prodotto e un canone di abbonamento mensile.
Molto si è parlato, ma non molto si è fatto, della telepresenza: in sostanza, controllare un apparecchio da lontano come se ci si trovasse in un luogo, in modo da collaborare manipolando oggetti concreti. L'obiettivo di lungo periodo è la possibiltà per un chirurgo di operare un paziente pur trovandosi in un'altra Nazione. Nello scorso mese di aprile due team di ricercatori americani, uno collocato in California e l'altro nel politecnico dell'Illinois, hanno presentato un sistema davvero notevole chiamato TEEVE. Il nome è un gioco di parole, perché suona un po' come "tivì" ma si suppone sia la sigla di tele immersive environment for everybody, ovvero "ambiente immersivo per chiunque". La dimostrazione ha visto due ballerini danzare sincronizzati, anche se si trovavano a mezzo continente di distanza. Ogni ballerino viene inquadrato da un fascio di videocamere disposte in semicerchio, di modo che la sua controparte possa osservarlo da qualsiasi punto di vista. Usando Internet-2, la nuova rete ad altissima velocità sin qui disponibile solo alle università, il video viene proiettato su un gruppo di maxischermi posizionati bordo a bordo. Secondo la professoressa Klara Nahrstedt, la configurazione potrebbe venire utilizzata anche per rendere disponibile un fisioterapista al suo paziente lontano, realizzare videoconferenze realistiche per genitori temporaneamente separati dai figli e creare classi virtuali di educazione fisica per sport, come il tai-chi, poco praticati. Oggi sarebbe poco pratico per un privato realizzare un sistema come TEEVE, ma è solo questione di tempo. Videocamere e maxischermi sono equipaggiamento acquistabile in un qualsiasi negozio di elettronica e la velocità di connessione a Internet nelle case continua ad aumentare, dopotutto. Di qui a qualche anno potremmo ritrovarci con i nostri figli in casa il sabato sera, la loro stanza trasformata in una discoteca virtuale: nessun rischio di incidenti sulla strada del ritorno. Niente male.
Originariamente pubblicato in data 15/06/2006