Una persona alla volta
A Luca Accomazzi dispiace che i suoi tentativi di cambiare il mondo una persona alla volta siano finiti così così. Gli è sempre andata meglio coi piccoli gruppi.
Nel 1983, quando il primo Mac venne progettato in gran segreto nei laboratori di Cupertino, lo slogan non ufficiale dei progettisti era "cambieremo il mondo una persona alla volta". Verso la fine dell'anno, nell'imminenza del lancio sul mercato, la dirigenza Apple decise il prezzo per la nuova macchina. Molti giovani ingegneri, idealisti, furono scottati nello scoprire che Mac avrebbe riportato sul cartellino un prezzo tale da metterlo fuori portata per molti. E lo slogan, cinicamente, fu trasformato in "cambieremo il mondo una persona ricca alla volta".
È ben noto che nei dintorni dei quarant'anni molte persone subiscono una piccola crisi, la crisi di mezza età. I sintomi sono un cambiamento di alcun abitudini, del guardaroba, a volte anche della foggia di barba e capelli, e l'acquisto di oggetti relativamente costosi. Sin qui, d'accordo. Adesso qualcuno mi spieghi perché tutti i quarantenni (anno più anno meno) che conosco stanno facendo a gara per comprare un iPhone e mi chiamano per chiedere consigli. Ma tutti, nessuno escluso. Passi per un capitano d'industria a cui ho realizzato il commercio elettronico, e passi per il consulente finanziario
a la page a cui ho rammodernato il sito con quelli che, per lui, sono i soldi della cancelleria. Ma persino il Bragagnolo, l'uomo che si vantava di non aver mai comprato un cellulare in vita sua (si faceva passare telefoni di seconda mano) è stato avvistato a palpare il telefonino di Jobs con aria lubrica. D'accordo, è un bell'oggetto. Va bene, in Italia si fa attendere e dunque diviene status symbol. Però io resto caparbio della mia idea che iPhone non cambi il mondo, una telefonata alla volta...
È uscito da pochissimo, almeno per me che scrivo, ma mi sto già facendo qualche opinione su chi adotta OS X 10.5 e perché. Anche qui, vorrei avere un euro per ogni telefonata di cliente, amico o conoscente che mi ha chiesto ragguagli (se poi comprassero una copia del libro che ho scritto in proposito, di euro ne avrei due, ma pazienza).
Vi dirò una cosa che mi ha stupito: oltre al pattuglione di quelli che aspettavano Leopard per cambiare il Mac e trovarsi il sistema operativo aggiornato, oltre al gruppone dei melomani disposti ad acquistare e installare un nuovo sistema operativo a prescindere da quel che fa, ne ho identificato un altro altrettanto numeroso: i pentiti. Per farla breve: ex utenti di PC che vengono a scoprire l'esistenza di Boot Camp (con Leopard, ricordiamolo, è una tecnologia ufficialmente supportata e non più semplicemente una beta pubblica); e decidono che i Mac son begli oggetti, hanno ormai un costo ragionevolissimo, funzionano anche come PC, supportano XP e non li costringono a passare all'aborrito Windows Vista. Ragionano così: Windows ce l'ho già, vendo il PC senza la licenza del sistema operativo, passo a Mac per lo stesso prezzo che mi sarebbe costato passare a un PC moderno, ci guadagno un sistema operativo desiderabile, mantengo la compatibilità coi programmi che mi son comprato negli anni. E così Apple guadagna quote di mercato. Una persona alla volta.
Quando Apple lanciò iTunes 1.0 lo slogan era "copia, mixa, masterizza": destò l'orrore delle case discografiche perché quell'invito a trasformare i CD audio in MP3 pareva un invito a rubare la loro musica. Poi Apple divenne la beniamina dell'industria quando, con il Music Store, convinse la gente a comprar canzoni a miliardi invece di scaricarle illegalmente dalla Rete. Oggi è tornata ad essere invisa perché tiene bloccato a 99 centesimi il prezzo del singolo brano, che l'industria vorrebbe invece aumentare. Il mese prossimo vi parlerò di come sia possibile ai consumatori mantenere lo status quo o persino migliorarlo — per questa volta spazio tiranno me lo impedisce. Ma vi avviso: sarà necessario farlo una persona alla volta.
Originariamente pubblicato in data 16/11/2007