Captcha e il gatto da guardia
Vi hanno mai chiesto, sul web, di trascrivere una sigla deformata? Vi spiego il perché
I nostri lettori che frequentano spesso — per passione o per lavoro — la grande Rete ne avranno certamente incontrato almeno uno di questi test, ma probabilmente non lo conoscono per nome. Ce li propongono quando stiamo cercando di iscriverci a un club, un gruppo di discussione, un servizio telematico. Prima ci chiedono le generalità e il nostro indirizzo di posta elettronica: poi ci fanno trovare una scritta, disegnata in grande in centro allo schermo, con i caratteri stranamente deformati. Ci sfidano a leggerla e poi trascriverla: e se non ne siamo in grado, l'iscrizione viene rifiutata.
Gli informatici lo chiamano CAPTCHA, una sigla coniata alla università Carnegie Mellon, dove il primo tra questi sistemi è stato sviluppato nel 1997: chi si occupa di calcolatori, si sa, adora le sigle. Per esteso, il nome significa
completely automated public Turing character test, ovvero "sistema pubblico e interamente automatico per il controllo di Turing". Alan Turing era un importante matematico britannico vissuto a cavallo della seconda guerra mondiale. Per primo, Turing intuì che sarebbe arrivato il momento in cui sarebbe stato necessario inventare un complesso sistema a quiz per distinguere i calcolatori dagli uomini. Proprio di questo si tratta: quando vi trovate di fronte a una intrigante schermata piena di lettere deformi stanno cercando di capire se voi siate davvero un essere umano e non un programma. Non siamo precipitati in uno di quei telefilm di fantascienza a basso costo che riempivano i teleschermi negli anni Settanta, come
Battlestar Galactica, in cui i robot si ribellano agli uomini e cercano di eliminarli tutti mischiandosi a loro. Il problema è più semplice e concreto: molti spacciatori senza scrupoli di sostanze illegali (droghe o medicinali) e parecchi truffatori trovano che l'Internet sia un posto meraviglioso su cui piazzare le proprie merci, e cercano in ogni modo di diffondere le proprie pubblicità illegali. Quando si imbattono in un gruppo di utenti o in un sistema automatico per lo scambio di messaggi — per esempio, un gruppo di supporto per malati di tumore — questi malviventi amano usare un programma automatico che si iscrive al gruppo, lo inonda di messaggi pubblicitari indesiderati e poi abbandona il campo. In gergo, un programma del genere si chiama
spambot, contrazione di "robot che distribuisce la posta indesiderata spam". Per impedire che gli
spambot si colleghino periodicamente ai gruppi di discussione in Rete sono stati inventati i CAPTCHA. L'idea è che lo
spambot non sappia leggere, dunque non riesca a completare l'iscrizione.
In realtà, già da una ventina d'anni esistono programmi che "leggono" i caratteri a stampa. Sono stati inventati per leggere i giornali ai ciechi e per consentire l'archiviazione di documenti cartacei in formato utilizzabile dal calcolatore. I malviventi non hanno esitato a metterli all'opera per battere i test CAPTCHA che, in reazione, sono diventati più difficili. Le lettere vengono distorte, come anticipavamo, ma anche sovrapposte, colorate, intersecate da linee rette: tutto nel tentativo di bloccare gli
spambot. A circa dieci anni dalla loro prima apparizione, oggi i test CAPTCHA sono davvero difficili anche per gli esseri umani, che fanno difficoltà a distinguere le L minuscole dalle I maiuscole dopo tutte le alterazioni che sono state applicate.
Per fortuna, i buoni vincono sempre (o, perlomeno, in
Battestar Galactica succedeva). Un giovane programmatore statunitense, Oli Warner, ha riscosso grande attenzione all'inizio di aprile con una proposta semplice e geniale: rimpiazziamo le lettere con i gattini. Proprio così: al posto dei simboli viene proposta una tabella piena di fotografie di cuccioli: tra i tanti, tre sono gattini mentre gli altri appartengono ad altre razze. Ogni volta che la pagina web con il test viene disegnata, le fotografie vengono ruotate, riposizionate e rimescolate come un mazzo di carte. Il visitatore viene invitato a cliccare esclusivamente sulle immagini di gatti, evitando gli altri animali, e lo
spambot resta tagliato fuori. D'ora in poi, quando ci capiterà di discutere in santa pace di questioni importanti via Internet, dovremo volgere un pensiero grato al nostro improbabile protettore... il gatto da guarda.
Originariamente pubblicato in data 07/07/2006